"L'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un'opinione pubblica conscia della necessità nucleare".
Non è chiaro se Berlusconi si renda conto o meno che queste sue parole - pronunciate alla presenza di Sarkozy - confermino quello che già tutti sapevano, e cioè che lo stop (temporaneo, scopriamo oggi) al nucleare è stato tutto un bluff per evitare il referendum. E si può anche soprassedere sull'ipocrisia di definire "accadimento" un terremoto devastante, che ha causato morte e danni come pochi altri.
Resta la sensazione di un presidente del Consiglio che nello stesso giorno riesce a essere guerrafondaio con gli americani e nuclearista con i francesi. E prima di allora lampedusano a Lampedusa, imprenditore con gli imprenditori, partigiano con i partigiani (25 aprile 2009, ma solo perché era in Abruzzo, tra i terremotati), moralista con i cattolici, e così via. Con tutta la confusione che ne consegue.
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