il blog di lucio fava del piano







venerdì 29 aprile 2011

la faccia feroce dell'authority

Ogni tanto qualcuno può avere l'impressione che Berlusconi compaia in televisione più spesso e più a lungo di tutti gli altri politici italiani (messi insieme). La cosa non è sfuggita ai segugi dell'Agcom, l'autorità per le comunicazioni, che con la loro proverbiale rapidità da bradipo stanco hanno rilevato nei telegiornali "un'obiettiva sovraesposizione del presidente del Consiglio, il quale, oltre tutto, è direttamente parte nelle elezioni amministrative in quanto capolista a Milano".

Siccome la cosa violerebbe poco poco la par condicio, ci si potrebbe aspettare un intervento forte da parte dell'authority. La quale, con grande vigore, ha invitato tutti a "attenersi con particolare rigore ai principi di completezza, correttezza, obiettività, equità, imparzialità e parità di trattamento di tutte le liste e i soggetti concorrenti, fino alla fine della campagna elettorale".

Intervento terrorizzante. Tanto è vero che il Tg1 ha risposto secco di aver "rispettato in maniera puntuale il criterio della tripartizione tra governo, maggioranza ed opposizione". Che non c'entrerebbe nulla, ma chissenefrega. Certamente non l'Agcom.

giovedì 28 aprile 2011

le espulsioni di Maroni

Si sa che molti politici tendono a dare il meglio, o secondo i punti di vista il peggio, di sé in campagna elettorale. Regola cui non sfuggono affatto gli esponenti della Lega, che anzi in questa primavera 2011 spingono molto sull'acceleratore, probabilmente innervositi dalle difficoltà che la coalizione forzaleghista sta incontrando con la candidatura Moratti a Milano.

Non sorprende dunque che la sentenza della corte UE, che ha bocciato la legge italiana che contempla il reato di clandestinità, sia parsa a tutti un'ottima occasione per fare casino, provando a spaventare il tradizionale elettorato leghista con le fosche previsioni di nuove invasioni extracomunitarie.

Così Maroni, che di mestiere farebbe anche il ministro degli Interni, si è detto "insoddisfatto" della decisione europea, ha piagnucolato che "altri paesi non sono stati censurati" (un po' il vecchi "ce l'hanno sempre con me" dei tempi della scuola) e ha fornito una singolarissima previsione: la sentenza UE, che cancella la pena detentiva per i clandestini, "rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni".

Cioè, in pratica, siccome non posso tenere i clandestini in galera - non momentaneamente, si badi bene, ma a seguito di condanna, carcerati, non parcheggiati - non li posso espellere. Francamente non capisco come si possa espellere o rimaptriare un carcerato, ma forse il ministro Maroni ha trovato il modo di imbarcare su traghetto intere strutture carcerarie e spostarle in Tunisia...

la fiction dei responsabili

Un commissario che "si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova, dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della polizia e di essere pronto a dimettersi".

Deve essere parsa una presa di posizione molto grave a Franco Cardiello, senatore di Coesione nazionale - alter ego a palazzo Madama degli ormai famosi Responsabili - il quale preannuncia un'interrogazione parlamentare sulla terribile questione.

C'è un piccolo particolare: il commissario in questione è l'amatissimo Montalbano, e le terrificanti frasi sono state pronunciate nel corso di una fiction, non di un dibattito parlamentare.

Si potrebbe anche aggiungere che l'espisodio incriminato, "Il giro di boa", in onda martedì scorso, è stato programmato dalla Rai per la prima volta 2005. Cardiello sarà anche responsabile, ma minimo minimo si è svegliato tardi.

mercoledì 27 aprile 2011

il baratto

Come si fa a far rientrare le perplessità - eufemismo - della Lega sulla questione dei bombardamenti italiani sulla Libia. L'onnipresente Matteo Salvini, eurodeputato del Carroccio e vicesindaco di Milano in pectore, ha le idee chiare.

"Una delle prime battaglie - spiega - è quella di portare l'Autorità di controllo della Borsa, la Consob, a Milano. Oltre a Ministeri e Rai".

Facile, no? Per ogni cosa c'è un prezzo, anche se apparentemente non c'entra niente. Certo, in questi giorni siamo nel bel mezzo di una bella campagna elettorale, difficile e dagli esiti sorprendentemente incerti. Ma la faccia di bronzo con cui la Lega serve le proprie richieste è davvero notevole.

Oggi vogliono Consob, Rai e Ministeri a Milano per bombardare la Libia, domani magari, per votare una qualche riforma della giustizia, pretenderanno di spostare il Colosseo a Varese.

martedì 26 aprile 2011

l'omino transformer

"L'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un'opinione pubblica conscia della necessità nucleare".

Non è chiaro se Berlusconi si renda conto o meno che queste sue parole - pronunciate alla presenza di Sarkozy - confermino quello che già tutti sapevano, e cioè che lo stop (temporaneo, scopriamo oggi) al nucleare è stato tutto un bluff per evitare il referendum. E si può anche soprassedere sull'ipocrisia di definire "accadimento" un terremoto devastante, che ha causato morte e danni come pochi altri.

Resta la sensazione di un presidente del Consiglio che nello stesso giorno riesce a essere guerrafondaio con gli americani e nuclearista con i francesi. E prima di allora lampedusano a Lampedusa, imprenditore con gli imprenditori, partigiano con i partigiani (25 aprile 2009, ma solo perché era in Abruzzo, tra i terremotati), moralista con i cattolici, e così via. Con tutta la confusione che ne consegue.

gli assetti di La Russa

"Non c'e' un grande cambiamento: fino ad ora avevamo degli assetti che avevano il compito di lanciare dei missili contro i radar mentre adesso utilizzeremo gli armamenti anche per colpire coloro che attentano alla vita dei civili, i carri armati o altre postazioni militari".

Con tono minimal, il ministro La Russa cerca di spiegare le poche differenze che passano tra quello che era l'impegno militare italiano in Libia fino a ieri e quello che accadrà da oggi, dopo che Berlusconi con svolta pirotecnica ha annunciato che anche i caccia italiani bombarderanno l'esercito di Gheddafi.

Per chi non lo avesse capito, e per quelli che non volessero credere ai propri occhi, gli "assetti" del ministro aspirante della Guerra sarebbero le risorse, le armi, trasformate da una demenziale e risibile traduzione dall'inglese "assets".

Ma certo non si può chiedere precisione filologica a La Russa, proprio mentre è impegnato a dispiegare sul tavolo il tabellone del Risiko.

un'altra promessa. mancata

Al telefono con Barack Obama, Berlusconi ha annunciato ieri sera che l'Italia parteciperà ai bombardamenti nato sulla Libia. Pochi minuti più tardi il ministro Calderoli ha fatto sapere che di "bombardare non se ne parla. Il mio voto in questo senso non l'avranno mai". Immediatamente il ministro della guerra La Russa ha provato a rassicurare tutti, "'Non saranno bombardamenti indiscriminati ma missioni con missili di precisione su obiettivi specifici".

Sono poi intervenuti il viceministro leghista castelli, che ha sbandierato il no di tutto il suo partito, e Frattini, che sarebbe ministro degli Esteri, il quale prima ha spiegato che i bombardamenti sono stati decisi a seguito delle richieste degli insorti libici, e poi ci ha informato che un nuovo voto parlamentare non serve (e quindi i leghisti si attacchino al tram).

E' chiaro che si potrebbe stare giorni a parlare delle differenze di visione nel governo, dal premier che cerca di riguadagnare consensi presso le cancellerie internazionali, alla Lega in campagna elettorale, fino all'odore di bombe che eccita La Russa.

Resta da ricordare che poco più di un mese fa, all'inizio delle operazioni militari sui cieli della Libia, Berlusconi avesse "promesso" a Bossi che l'Italia non avrebbe bombardato. Certo, il premier ci ha abituati da anni a promesse e giuramenti non mantenuti, però...

venerdì 22 aprile 2011

disinformazione

In Italia ci sarebbero "professionisti della disinformazione, al servizio di una sola fazione politica" che "hanno trasformato il mondo dell'informazione, in ogni democrazia severo controllore della vita politica, in un mostro con licenza senza limiti di insultare, calunniare e demonizzare l'avversario, nonché di inventare di sana pianta dichiarazioni e fatti".

Chi lo ha detto? Dino Boffo? Il giudice Mesiano o Ilda Boccassini? Italo Bocchino o Gianfranco Fini? Prodi o Fassino?

Sbagliato. Sono parole di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri, primo editore italiano, padrone della televisione privata e "azionista di riferimento" di quella pubblica. Senza parole.

mi ritiro, anzi no

"Ho la solidarietà di Berlusconi e se sarò eletto a Milano non mi dimetto". Parola di Roberto Lassini. quello di fuori le br dalle procure, che tanto per andare sul sicuro aggiunge "Non dico se rinuncerò o meno, si rispetterà la volontà dei milanesi". La solita foglia id fico della volontà popolare.

Ora, a chi avesse perso qualche puntata, giova ricordare che questo signore è lo stesso che nei giorni scorsi, travolto da un'ondata di polemiche e colpito in maniera diretta dalle durissime parole del Capo dello Stato, aveva annunciato - con lettera inviata al Presidente della Repubblica e anticipata in un'intervista televisiva - qualcosa tra il ritiro della candidatura (tecnicamente molto difficile, se non impossibile), la rinuncia alla campagna elettorale e la rinuncia al seggio in caso di elezione.

Pare che una telefonata di Berlusconi lo abbia però rassicurato e convinto a restare al suo posto. D'altra parte, lo stesso premier era stato l'unico a non dire una sola parola sulla "colorita" iniziativa di Lassini contro i pm, iniziativa che sta guadagnando consenso tra le varie Santanché in servizio permanente effettivo.

Va detto ancora che il sindaco e candidato sindaco Letizia Moratti si è dichiarata "incompatibile con Lassini". Vediamo come vanno le elezioni e vediamo in quanti sono pronti a far seguire alle parole i fatti. o a passare disinvoltamente per bugiardi.

giovedì 21 aprile 2011

incredibile rivelazione

Secondo Berlusconi "le regole del gioco vanno condivise, per riformare la Costituzione è necessaria una larga convergenza tra maggioranza e opposizione".

Mi rigiro tra le mani il lancio di agenzia dell'Agi, incapace di andare oltre il primo periodo, sospeso tra l'incredulità e il serio timore di avere repentinamente disimparato a leggere, senza voler considerare l'ipotesi di essermi completamente rincoglionito e di aver capito sempre male le intenzioni del premier in materia costituzionale.

"Faremo da soli la riforma dell'architettura costituzionale", aveva detto, era il 9 aprile, pochi giorni fa, non posso essermelo sognato. Poi ho letto meglio l'agenzia, tutta e ho capito.

Erano parole di Berlusconi, sì, ma non pronunciate direttamente da lui, bensì riferite da Scilipoti. Adesso tutto si spiega...

eversione e Parlamento

"Ci sembra assai singolare che venga considerata addirittura eversiva l'espressione 'centralita' del parlamento' ". Dopo le numerose prese di distanza dalla proposta di modifica dell'articolo 1 della Costituzione, ecco iniziare la stagione dei distinguo. Che lascia aperta la porta al sospetto che, al solito, si sia lanciato il sasso e nascosta la mano, ma resti la curiosità di vedere di nascosto l'effetto che fa.

Così Cicchitto, dopo aver parlato anche oggi di "iniziativa legislativa del tutto personale", e di un "singolo" parlamentare che "non è stato ispirato da nessuno affinche'mandasse messaggi in alcuna direzione", dopo essersi stupito che sia "stato creato un caso", entra nel merito e lascia capire che insomma, almeno almeno non si capisce il perché di tante critiche.

Proviamo a spiegarglielo: non è la centralità del Parlamento ad essere eversiva, ma l'idea di rompere l'equilibrio costituzionale. Eversiva è l'idea che non ci sia più divisione dei poteri. Eversivo è il progetto che tutti siano uguali, ma alcuni siano più uguali degli altri. E chi non lo capisce, o fa finta di non capirlo, è a sua volta predisposto all'eversione. Chiaro, Cicchitto?

mercoledì 20 aprile 2011

analfabetismo democratico 2 - la vendetta

"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".

Che ci si creda o no, questa non è una parodia dell'articolo 1 della Costituzione recitata da un comico a Zelig, ma l'incredibile proposta di revisione costituzionale avanzata da un tal Remigio Ceroni, deputato Pdl. Il quale, bontà sua, almeno evita di inserire tra i fondamenti repubblicani la televisione e l'infallibilità teologica di Berlusconi, ma insomma, poco ci manca.

Ceroni sostiene che il Parlamento "gerarchicamente viene prima degli altri organi costituzionali come magistratura e consulta e presidenza della Repubblica". Poi, per evitare di essere frainteso, la spiega ancora meglio: "Ribadiamo la centralità del parlamento - spiega, se così si può dire - troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c'è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore".

Occorre anche specificare che questo signore avrebbe urgente bisogno di un corso, neanche troppo accelerato, di diritto costituzionale, filosofia del diritto, logica e, appena possibile, democrazia. Prima che Montesquieu lo fulmini.

martedì 19 aprile 2011

balle atomiche

Un emendamento al decreto legge 34 abrogherà le norme riguardanti il programma nucleare italiano. In un anonimo comunicato stampa di palazzo Chigi si legge che l'emendamento affida "al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova Strategia (con la maiuscola, n.d.r.) energetica nazionale".

In molti saranno contenti dell'abbandono del nucleare da parte del nostro Paese, e comunque qui non si vuole discutere il merito. Lascia però francamente perplessi che dopo che per due anni il governo ci ha fatto due palle così con la sua propaganda nuclearista, inneggiando alla necessità dell'atomo e spendendo soldi per campagne di comunicazione, senza parlare delle reazioni a caldo post-Fukushima, adesso un banale emendamento cancelli tutto con un tratto di penna, senza che nessuno senta il bisogno di uno "scusate ci siamo sbagliati".

Tanto per dare un'idea di quello di cui stiamo parlando, il 24 febbraio 2009 così si esprimeva Berlusconi: "E' una gioia aver firmato questi accordi sul nucleare", "Dobbiamo adeguarci e svegliarci da questo sonno che stiamo facendo da decenni e affrontare la costruzione di centrali nucleari in Italia", "risparmieremo anni e soldi". E poi, il 10 aprile 2010, "Riuscirò con la televisione a vincere le paure degli italiani".


Non deve esserci riuscito, e quindi ha cambiato idea. Probabilmente non per"fanatismo ideologico", come diceva degli antinuclearisti due anni fa. Però, non si scappa: sulla necessità del nucleare, o diceva fesserie allora, o dovrebbe vergognarsi oggi. O anche tutte e due le cose.

lunedì 18 aprile 2011

giudicare senza conoscere

"Bocciamolo al botteghino", "Perché dobbiamo finanziare chi offende la nostra religione?", "operazione spregevole", "filmetto di seconda categoria ", "tentativo esasperato che puzza di illuminismo francese". In molti, nel mondo cattolico, hanno storto il naso di fronte al nuovo film di Nanni Moretti, Habemus papam, arrivando a ipotizzare forme di boicottaggio.

Di fronte per modo di dire, perché la quasi totalità di chi ha espresso questi giudizi ammette candidamente di non aver visto il film e di non avere alcuna intenzione di farlo. Per cui le presunte offese alla religione scandalizzano già solo per sentito dire. E tanto basta per lasciarsi andare a critiche che certo non possono essere definite moderate e informate.

Francamente non capisco il motivo di certi comportamenti. Moretti può piacere o non piacere (a me spesso è piaciuto, altre volte no), il film può piacere o non piacere (a me è piaciuto molto), ma al di là dei gusti personali in genere potrebbe essere utile conoscere ciò di cui si parla.

Come hanno fatto in tanti nello stesso mondo cattolico, avendo modo di rilevare che in Habemus papam non c'è "Nessuna ironia, nessun macchiettismo. Tutto molto umano", è un film "tutt'altro che anticlericale" e "non ci sono state cadute, mancanza di rispetto e, tanto meno, di blasfemia".

Tutto questo lascia un retrogusto amaro, antipatico, da dibattito politico televisivo: sei mio avversario, quindi ti attacco a prescindere da quello che dici. Anzi, senza neanche voler sapere cosa stai dicendo.

la differenza non sfugge a Quagliariello

Il senatore Quagliariello passa spesso per essere uno dei volti più umani del berlusconismo. Uno, almeno, che non sempre urla, ecco. Uno con il quale si può provare ad interloquire e che comunque in genere usa toni più moderati, più pacati della media dei suoi compagni di brigata.

A smentire tutto questo, ha pensato oggi lo stesso Quaglieriello, che ha voluto rispondere al presidente della Corte Costituzionale De Siervo. "Appena ieri il gruppo di maggioranza relativa in Senato - cioè lui e Gasparri - ha denunciato formalmente e pubblicamente gravi violazioni compiute ai danni del Parlamento" dai pm di Milano, ed è quindi "stupefacente e sconfortante che il giorno dopo il presidente della Corte, invece che considerare le preoccupazioni espresse - sempre da lui e da Gasparri -, non abbia trovato di meglio da fare che trascinare l'autorevole istituzione che ancora presiede in una intemerata contro la maggioranza".

Ohibò, cosa avrà mai detto questo diabolico De Siervo? Ha detto che "in democrazia non c'è qualcuno che è sopra a tutti". Per la miseria, un pericoloso sovversivo, un'idea rivoluzionaria! E infatti Quagliariello non gliela fa passare buona.

"Siamo certi - spiega - che al presidente De Siervo non sfuggirà la sostanziale differenza tra una maggioranza che talvolta ha criticato qualche sentenza della Corte costituzionale ma rigorosamente l'ha sempre rispettata, e alcuni pm che si ergono a paladini della legalità ma poi calpestano i pronunciamenti di uno dei massimi organi di garanzia del nostro Paese".

Ci si creda o no, la maggioranza di cui parla Quagliariello è quella attualmente al governo dell'Italia. Richiamando l'attenzione sui termini "talvolta" e "qualche", ci si domanda perché al senatore sfugga la differenza fra queste due parole e i termini "sempre" e "tutte", che nel suo discorso sembrerebbero molto più appropriati.

domenica 17 aprile 2011

il nostro Paniz quotidiano

L'onorevole avvocato Paniz, uno la cui faccia avrebbe ispirato a Lombroso interi capitoli di divertite e incredule dissertazioni, non lascia passare giorno senza faci sapere la sua in merito ai processi di Belrusconi.

Oggi rende noto che lui sarebbe "favorevole" a una leggina che bloccasse il processo Ruby in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione.

Si immaginano folle di elettori stupiti dal favore dell'avv. Paniz. Il quale, ne siamo certi, se richiesto risponderebbe di essere favorevole anche all'immunità totale e definitiva per il premier, all'espulsione dalla magistrtaura di tutti i pm che osino indagarlo e alla nomina di Belrusconi a imperatore dell'universo.

Ovviamente, il buon Paniz ci spiega anche il perché delle sue considerazioni: "c'è disparità tra la giustizia (il giudice, su richiesta delle parti n.d.r.) che può bloccare un processo in corso rivolgendosi alla Consulta e il Parlamento che non può farlo". Fino alla chicca finale: "Lo trovo anche incostituzionale".

Sommessamente, ci sarebbe da far notare al buon Paniz un paio di cosette. La prima è che il giudice fa parte del processo, il Parlamento no. La seconda è che il giudice si rivolge alla Consulta e blocca il processo quando ritiene che una norma rilevante per il giudizio possa essere incostituzionale. Il Parlamento chiede il blocco di un processo perché afferma che una minorenne straniera senza documenti e condotta in questura fosse la nipote di Mubarak.

Ecco, perfino Paniz dovrebbe capire che non è esattamente la stessa cosa.

sabato 16 aprile 2011

la scuola di tutti

I genitori di oggi possono scegliere "quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblicano inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia". Con questa sconvolgente novità, Silvio Berlusconi si è rivolto all'associazione nazionale delle mamme.

Quindi, secondo il presidente del consiglio, uno cioè che dovrebbe rappresentare l'intera nazione, la scuola pubblica fa schifo, non solo perché è partigiana, ma perché addirittura inculca - verbo già usato da Berlusconi e che rimanda direttamente alla sua concezione di qualunque forma di comunicazione come indottrinamento e condizionamento - valori diversi da quelli delle famiglie.

Ci si aspetterebbe come minimo che il ministro dell'Istruzione si dimettesse all'istante, rifiutando anche solo di rivolgere la parola a Berlusconi per il resto della vita. Ma non può.

Non può perché fa parte di quelle donne "più brave, più puntuali, più precise e più responsabili" - Berlusconi dixit - che il premier ha voluto "nel nostro governo". Come è buono lui, vero? Come è lungimirante. Peccato nessuno abbia avuto il puntiglio di fargli notare che il governo e il Parlamento italiano hanno la percentuale di donne più bassa dell'occidente, e che le ministre italiane reggono quasi tutte dicasteri senza portafoglio.

Resta la speranza negli insegnanti, in quegli insegnanti che inculcano valori diversi da quelli delle famiglie (tutte?). Senza andare troppo in là, provino almeno a spiegare al premier che cos'è la scuola, soprattutto che la scuola pubblica è non è una scuola di parte, ma è la scuola di tutti.

le storie di Paniz

"Non ho fatto questa norma pensando al premier". Non deve essere molto convincente l'onorevole Paniz, se anche oggi sente il dovere di dichiarare in un'intervista che la prescrizione breve, sua creatura, non è un provvedimento a misura di Berlusconi.

Però bisogna riconoscergli che, nel tentativo di far abboccare qualcuno alla sua versione, almeno si impegna, ci prova, si dà da fare e ogni giorno inventa motivazioni e colorazioni nuove.

Oggi, ad esempio, ci fa sapere che "l'idea era dentro di me da anni" (ben nascosta, evidentemente, pronta a venir fuori al momento giusto), che ha "preso spunto da emendamenti dell'opposizione", che aveva visto "dati allarmanti sugli effetti del processo breve" (e quindi, invece di votare contro quella norma, l'ha peggiorata!) e che per tutti questi motivi ha "imposto al Pdl di cambiare radicalmente il testo".

Bravo, ci credo, mi ha convinto. Oddio, no, mi aveva quasi convinto. Peccato per quell'inciampo finale, in cui la verità viene fuori: la prescrizione breve "un certo giorno è diventata una priorità" perché era "caduta la norma del processo breve" che in sostanza avrebbe salvato noisappiamochi.

Vabbè, anche per oggi è andata male, ma tanto domani Paniz ci racconterà un'altra storia.

venerdì 15 aprile 2011

il ritardatario Violante

"Con Tangentopoli ai magistrati non furono affidati solo i processi contro i corrotti; fu affidata la lotta contro la corruzione. È stata la politica che ha delegato ai magistrati funzioni che invece erano proprie" Motivo per cui "le nostre classi dirigenti, gli intellettuali, dovrebbero iniziare a sentire la responsabilità di mettere fine a una deriva che può diventare pericolosa per la democrazia".

Che ci si creda o no, a parlare non è un Cicchitto qualsiasi, ma nientepopodimeno che Luciano Violante, già magistrato, già presidente della Camera con i Ds, oggi non più parlamentare e dunque dedito a tempo pieno al suo ruolo di guastatore interno e bastian contrario nelle fila del Pd.

A Violante verrebbe voglia di ricordare che durante Tangentopoli non risulta che la politica abbia delegato alcunché alla magistratura, anzi abbia tentato di difendersi da quella. E verrebbe anche voglia di chiedere quale sia la differenza tra lotta ai corrotti e lotta alla corruzione, essendo apparentemente la seconda il perseguimento dei primi. Verrebbe anche voglia di domandare quali sarebbero secondo lui le funzioni proprie dei magistrati, visto che la lotta alla criminalità (di cui la corruzione è una tipologia) non compete loro, e in che modo abbia intenzione di mettere fine alla presunta deriva.

Soprattutto, verrebbe molta voglia di sapere da Violante dove fosse lui quando tutte queste cose accadevano, se non facesse per caso parte proprio di quella presunta politica delegante, e infine perché abbia impiegato quasi 20 anni per rendersi conto di certe cose e parlarne.

qualche domanda ai gasparros

Il ministro Alfano dovrebbe valutare "l'opportunita' di intraprendere le iniziative ispettive e disciplinari di propria competenza" contro la procura di Milano che ha portato Berlusconi a processo sul caso Ruby. Per convincerlo, i capigruppo Pdl al Senato, Gasparri e Quagliariello, hanno addirittura presentato un'interrogazione urgente al guardasigilli.

Il tutto suscita qualche domanda. La prima riguarda il fatto che l'interrogazione sembra un atto improprio, visto che quella dei gasparros sembra più un'esortazione, non necessariamente amichevole. La seconda porta a mettere in discussione l'urgenza, visto che il caso Ruby è ormai scoppiato da mesi, e anche alcuni episodi che i due pongono a fondamento della loro intimazione si riferiscono a diverse settimane fa.

Resta poi da chiedersi su quali basi i pasdaran Pdl ritengano di potersi immischiare nell'amministrazione interna del ministero della Giustizia e, soprattutto, come sia mai possibile Angelino non ci abbia pensato prima, facendosi scavalcare sul suo terreno da Gasp & Quagl.

Infine una domanda che resterà certo senza risposta: ma non si vergognano?

giovedì 14 aprile 2011

la scuola della Carlucci

I libri scolastici sono colpevoli di "gettare fango su Berlusconi" al fine di "plagiare le giovani generazioni a fini elettorali". Con questa motivazione, 19 deputati del Pdl hanno chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta "sull'imparzialità dei libri di testo scolastici".

Capitana dell'iniziativa l'on. Gabriella Carlucci, già presentatrice tra le altre cose del Festivalbar, Buona Domenica e Sanremo, nota alle cronache politiche per una multa presa in piazza del Parlamento con la sua Porsche, dopo aver tamponato un autobus Atac, e per un progetto di legge-bavaglio per internet in cui scambia pedofilia e pirateria.

Al di là dei trascorsi dell'onorevole, che comunque qualcosa dicono sulla qualità del suo lavoro parlamentare, la nuova proposta suscita sbigottimento e incredulità. E non solo per quel persistente odore di censura che emana, ma per la pretenziosità di un'inziativa che somiglia tanto a voler svuotare il mare con un secchiello. A meno che, ovviamente, la finalità vera non sia ancora una volta la propaganda tout court.

Resterebbe da dire che il ministro competente Gelmini, invece di consigliare alla collega di partito una bella vacanza, ha tutto sommato benedetto l'iniziativa, lanciandosi in spericolate dichiarazioni che culminano nella richiesta di "una visione oggettiva dei fatti e soprattutto degli eventi storici". Intere generazioni di storiografi sono state immediatamente colte dal panico.

mercoledì 13 aprile 2011

il sonno della ragione leghista

Tra le tante ossessioni che animano i sonni leghisti, c'è indubbiamente quella legata all'uso delle armi. Così non suscita sorpresa che oggi l'eurodeputato del Carroccio Speroni abbia invocato un modo semplice semplice per contenere l'arrivo di migranti sulle coste italiane.

"Molto spesso, quando i nostri pescherecci disarmati si avvicinano alle coste della Tunisia, vengono mitragliati. Usiamo lo stesso metodo". Facile, no?

Certo, magari si potrebbe obiettare che l'ultima sparatoria a danno di un'imbarcazione italiana non è stata opera di tunisini, ma di una motovedetta libica regalata dall'Italia a Gheddafi. O ci si potrebbe chiedere cosa fare se a bordo dei barconi non ci sono solo tunisini, o se la barca è partita da qualche altro porto.

Ma in fondo sono dettagli. Cosa rispondere a uno che afferma che è "lecito usare le armi per fermare l'invasione delle acque territoriali"? Oddio, forse gli si potrebbe ricordare che quello che dice vale in caso di guerra contro l'Italia, ma non è detto che il sonno della ragione leghista comprenda queste sottigliezze.

lunedì 11 aprile 2011

goodbye Michelle

"Un'opera di qualità, su cui il pubblico potrà farsi un giudizio". Così pochi giorni fa Dragomira "Michelle" Bonev, presentava Goodbye Mama, film da lei prodotto, sceneggiato e interpretato, seppellito da mille polemiche per il milione di euro che Rai cinema (cioè i contribuenti) ha investito per la distribuzione e i 400.000 che il Ministero dei beni culturali (cioè i contribuenti) ha speso per ospitare una copiosa delegazione bulgara a Venezia, in occasione della consegna alla Bonev di un premio inventato per l'occasione.

Bene, distribuito in 79 copie in tutta Italia, nel primo weekend l'attesissimo blockbuster ha incassato la miseria di 65.000 euro. In media, 822 euro a copia, da venerdì a domenica. In pratica, ogni cinema ha avuto in tutto 109 spettatori in tre giorni. Ipotizzando 3 spettacoli al giorno, significa che ogni volta che il film veniva proiettato in sala c'era una dozzina di persone.

Evidentemente i contribuenti hanno ritenuto di aver già dato.

onirico Berlusconi

"Quando si parla al telefono sul far della notte si è più in una zona onirica che nella zona della realtà", per questo motivo le intercettazioni telefoniche "in un Paese serio non sono una prova".

Ormai le comparsate di berlusconi al tribunale di Milano sono diventate una continua sfida. Ma non ai giudici, alla logica. Altrimenti non si spiegherebbe come il rpemier abbia potuto dire, nella stessa frase, che dava soldi a Ruby per evitare si prostituisse e che ha chiamato in Questura per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto.

Tra queste e altre affermazioni iperboliche, resta la proposta di divieto alle intercettazioni serali e notturne, fasce orarie nelle quali Berlusconi reclama la potestà di dire al telefono qualunque cosa senza che questa debba essere necessariamente presa sul serio.

Se questo è il meccanismo, però, berlusconi ha ragione a non voler essere mai interecttato: lui dalla "zona della realtà" sembra essere uscito da tempo, e non solo la sera.

venerdì 8 aprile 2011

analfabetismo democratico

Berlusconi in gran forma, oggi, tocca riconoscerlo.

"Per avere in Italia una vera democrazia bisogna cambiare l'architettura istituzionale e riformare la Costituzione". Pensa un po', in pochi ritengono che in Italia non ci sia vera democrazia, e quei pochi tendono a dare la colpa a conflitti di interesse e cose varie, non certo alla Costituzione.

"Il Governo non ha il potere di decidere ma può al massimo suggerire al Parlamento un provvedimento". Vero. Infatti il Governo incarna il potere amministrativo, non quello legislativo. Quello appartiene, guarda caso, al Parlamento.

Un disegno di legge, ci ricorda, "va poi nelle Commissioni parlamentari, poi in aula, infine deve piacere al Capo dello Stato". Più precisamente, non deve apparire manifestamente incostituzionale. Può sembrare un dettaglio, ma in una "vera democrazia", ricordi l'espressione?, funziona così.

Poi comincia con i giudici di sinistra, ma qui mi fermo. L'analfabetismo democratico è già evidente così.

bunga-burla

"Siete così brave che mi verrebbe voglia di invitarvi al bunga-bunga". Non è un'intercettazione telefonica di qualche mese fa, prima dell'esplosione dello scandalo-Ruby, sono parole pronunciate questa mattina da Berlusconi all'indirizzo di due ragazze premiate questa mattina nell'ambito di un progetto organizzato dal ministero della Gioventù.

Questa mattina, ma poteva essere un qualsiasi giorno degli ultimi mesi, in una qualsiasi occasione pubblica. Dall'esplosione dello scandalo, infatti, Berlusconi non perde occasione per fare riferimenti espliciti al bunga-bunga, in modo apparentemente paradossale? Ma come, ti accusano di ospitare in casa tua falangi di donne prezzolate e tu ci scherzi?

Sì, ci scherza, e il paradosso, a guardar bene, è solo apparente. Ripetere qualcosa ossessivamente, a maggior ragione in un contesto scherzoso, finisce per depotenziare quella espressione, ridurla a burletta, spegnerne il significato e, per estensione, far credere che tutta la situazione sia cosa di poca importanza.

Secondo me non è così, e tutti dovrebbero ricordarsene. Così, se un premier vi invita a fare bunga-bunga, non pensiate stia lodando la vostra bellezza. Vi sta dicendo che tutto sommato potreste anche prostituirvi.

giovedì 7 aprile 2011

break pubblicitario

"Pubblicità ingannevole". Con mirabile sintesi il vicepresidente del Csm Vietti ha bollato la propaganda governativa sul cosiddetto processo breve. "Non chiamiamolo più processo breve o processo europeo - ha spiegato - qui non c'è nessuna soluzione di abbreviazione del processo, né quello che l'Europa ci chiede".

Non avrebbe potuto dirlo in maniera più chiara. Peccato che in pubblicità, in questi casi, si sospenda la campagna pubblicitaria e si sanzioni l'azienda responsabile. In politica, purtroppo, non si può.

Senza contare che in Italia la pausa pubblicitaria dura ormai da quasi vent'anni. Quando ricominciano i programmi?

le intenzioni di Bricolo

"Noi non abbiamo alcuna intenzione di farci invadere dai clandestini". Bravo Bricolo, questo sì che è avere le idee chiare e non avere paura ad affermarle. Magari si può obiettare sulla piccola caduta di stile del "...come invece vorrebbe il centrosinistra", anche se nessuno ha mai visto Bersani implorare i migranti di tutti i continenti di arrivare in Italia, ma insomma, sono quisquilie. E poi Bricolo resta un biondo principino, al confronto di suoi più ruspanti sodali di partito.

E però, e però... ci sarebbe in realtà un piccolo problemino. Cioè che dichiarare la mancata "intenzione" di farsi invadere dai clandestini, è forse frasetta adatta per provare a tener buoni i tuoi militanti ed elettori, soprattutto alla vigilia delle elezioni amminsitrative.

Ma temo che ai fini pratici la sbandierata volontà di Bricolo valga zero virgola zero. Me li immagino, tanto tempo fa, gli imperatori romani che, dal loro triclinio, dichiaravano di non aver alcuna intenzione di essere invasi dai barbari. Solo che i barbari non lo sapevano, o se ne fregavano, e invadevano Roma lo stesso.

Ecco, invece che parlare a telecamere e agenzie di stampa, Bricolo vada nei porti della Tunisia a dire che lui non ha alcuna intenzione di essere invaso dai clandestini. Magari funziona.

mercoledì 6 aprile 2011

Il bipolare Moffa

"Siamo noi il vero terzo polo, quello di Fini e Casini è fasullo". Tocca tornare a occuparsi del cotonatissimo e responsabile onorevole Moffa, evidentemente in gran forma durante questi giorni tormentati. Motivo delle sue affermazioni? Il presunto terzo polo finian-casiniano sarebbe fasullo "perché si propone di sfasciare il bipolarismo".

Ora, a memoria, il bipolarismo dovrebbe essere un sistema politico in cui i poli sono due, per definizione. Quindi un eventuale terzo polo tende a contrastare la situazione dei due poli, per definizione. Quindi i sostenitori del bipolarismo dovrebbero rifiutare l'esistenza stessa di un terzo polo, per definizione.

Quindi se Moffa contesta un terzo polo tripolare per proporre un terzo polo bipolare o sa poco di aritmetica, o è decisamente, pur se sempre responsabilmente, confuso. Per definizione.

martedì 5 aprile 2011

la mancanza della vergogna

"I giudici di Milano hanno disatteso alle indicazioni della Camera ed è necessario reagire a una simile rottura della leale collaborazione tra i poteri". E questo è il motivo per cui il cotonato Moffa, insieme ai suoi amici responsabili&disponibili, voterà per sollevare il conflitto di attribuzione sul caso Ruby.

Moffa finge di ignorare che il voto cui è chiamato oggi riguarda un quesito semplice: operava Berlusconi Silvio in qualità di presidente del Consiglio quando la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 chiamò al telefono la Questura di Milano per far liberare una minorenne straniera senza documenti e scappata da una comunità (in pratica, una clandestina) convinto fosse la nipote di Mubarak?

Se si è convinti di ciò si vota sì, il resto sono chiacchiere. Compresi i patetici tentativi di Moffa di buttarla, come si dice a Roma, in caciara, dal "gretto moralismo dell'opposizione" alle azioni "nell'interesse del Parlamento", fino al passpartout "antiberlusconismo", nella circostanza aggravato dal fatto di essere "di maniera".

Chiacchiere al vento quando non si sa che dire e la vergogna fa capolino.

lunedì 4 aprile 2011

leghisti da caccia

"Istituire subito gli eserciti regionali" sul modello della guardia nazionale statunitense. E' l'obiettivo di un progetto di legge presentato dalla Lega, che vorrebbe utilizzare queste milizie per "intervenire in caso di calamità naturali, di gravi attentati, di incidenti alle infrastrutture o ai siti produttivi e per mantenere l'ordine pubblico". Magari in luoghi come Lampedusa, no?

Così, dopo i deliranti fallimenti della guardia nazionale padana prima e delle ronde poi, i leghisti cercano un nuovo modo - stavolta per di più a spese dei contribuenti - per dedicarsi al loro sport preferito: la caccia all'immigrato

indecisioni mai!

Si comincia con "un attacco alla persona che ha poco a che vedere con il merito delle questioni", si prosegue con considerazioni "fuori luogo" e il finale è per un grande classico, la "polemica gratuita e strumentale". Il mostro in questione sarebbe il segretario PD Bersani, a proposito degli epocali progetti riformatori del ministro Alfano, secondo la Pdl Elisabetta Alberti Casellati.

La quale utilizza una tecnica ormai consolidata dalle sue parti (e non solo, va!), attaccare frontalmente le affermazioni dell'avversario politico (o forse si può anche dire del nemico), ricoprendole di etichette e senza minimamente prendersi il disturbo di entrare nel merito della questione: Bersani fa polemica gratuita e strumentale, e basta la parola, non c'è bisogno di spiegare perché!

La Casellati non mostra indecisione, ma non si accorge di fare esattamente quello che imputa agli altri, "un attacco alla persona che ha poco a che vedere con il merito delle questioni".

Ma d'altra parte lei non ha indecisioni mai. Non ne ha avute neanche qualche giorno fa, quando durante una trasmissione televisiva ha dichiarato che Berlusconi è presidente del Consiglio "dalle 0 alle 24", quindi sempre nell'esercizio delle sue funzioni qualunque cosa faccia, telefonate in Questura comprese. Che detto da un passante al bar può anche andar bene, ma sulla bocca del sottosegretario alla Giustizia fa una certa impressione.

la balla

La Questura di Agrigento rende noto che alle 11 di questa mattina gli immigrati ospiti del centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola, a Lampedusa, sono circa 1.200.

Mercoledì scorso Berlusconi aveva annunciato che l'isola sarebbe stata abitata solo dai lampedusani entro 48-60, vale a dire entro venerdì sera, diciamo sabato mattina per tenerci larghi. Siamo a lunedì. Quell'annuncio era dunque, aritmeticamente, una balla.

domenica 3 aprile 2011

bar sport Lega

"Se qualcuno la pensa diversamente, ospiti i clandestini a casa sua". Con l'abituale eleganza, senza trascurare un qual certo senso della misura, il ministro Calderoli detta la linea sui migranti in arrivo in Italia, sospeso come suo solito tra lo sprezzo delle istituzioni e lo sprezzo del ridicolo.

Certo, la campagna elettorale per le amministrative è ormai aperta a tutti gli effetti, e una tendopoli con un migliaio di persone in Lombardia potrebbe fare ai cosiddetti padani parecchi danni, ma anche dagli esponenti del Carroccio ci si potrebbe aspettare ogni tanto qualche parola non dico di buon senso, ma almeno sensata.

Controprova? Zaia, governatore del Veneto con palesi aspirazioni verso la Farnesina: "La Tunisia deve assolutamente prendersi l'impegno di fermare i clandestini, altrimenti dobbiamo rompere tutti i rapporti diplomatici". L'eurodeputato, con tendenze storico-sociologiche, Salvini: "Non condivido equiparare gli italiani che lasciarono il loro paese agli inizi del '900 con gli attuali emigranti tunisini, le persone della Lombardia, del Piemonte e del Veneto che conosco io sono andate in giro per il mondo con altri obiettivi".

Angelino di piazza e di governo

Sulla riforma della giustizia "oltre che in Parlamento, ci batteremo nelle piazze". Non sono militanti del Pdl in libera uscita dopo un cicchetto di troppo, ad affermarlo è nientepopodimenoche Angelino Alfano, ministro della Giustizia, volto giovane e umano e dialogante del berlusconismo, nonché ultimo (in ordine di tempo) successore designato del gran capo, una lista di presunti eredi che finora di eredità ne ha viste ben poche.

In genere i governi che fanno affidamento alla piazza hanno qualche lieve tendenza dittatoriale, viene in mente l'ultimo Gheddafi che chiama a raccolta i suoi sostenitori. Ma con questo governo italiano da operetta c'è poco da pensare a colpi di mano autoritari, al massimo ci si può sconfortare di come la nostra nazione sia guidata semplicemente da un branco di analfabeti della democrazia.

E a poco serve provi a correggere il tiro, anzi si indigni per la presunta strumentalizzazione delle sue parole: "Mi riferisco alle piazze televisive. Vogliamo spiegare la riforma e rendere l'opinione pubblica consapevole della sfida che abbiamo davanti". Scusi, signor ministro, quale sarebbe esattamente la sfida? E chi deve affrontarla, noi o solo pochi di voi?

venerdì 1 aprile 2011

non starai esagerando...?

20.000 migranti arrivati in Italia nelle ultime settimane sarebbero, secondo il presidente del Consiglio Berlusconi, uno "tsunami umano". Una comunicazione rassicurante, non c'è che dire.

Da quando, il 26 dicembre 2004, in Italia si è scoperto il significato della parola tsunami, la politica tende a farne un uso sempre più frequente ed estensivo. A chi la usa con tanta disinvoltura, sarebbe opportuno ricordare che - come abbiamo visto ancora di recente in Giappone - lo tsunami è un'onda anomala che, per dirla in parole semplici, sommerge e distrugge tutto quello che incontra sul suo cammino.

Che 20.000 persone che arrivano in Italia possano rappresentare un'onda distruttrice, dunque, sembra un po' eccessivo. Solo negli ultimi 20 anni il nostro Paese ha affrontato ondate migratorie molto più consistenti, e non risulta ne sia stato spazzato via.