il blog di lucio fava del piano







lunedì 23 maggio 2011

lo stile di vita di Buttiglione

"L'effetto vero di questa legge è promuovere l'omosessualità come stile di vita in Italia". La pensa così Rocco Buttiglione, in merito al progetto di legge contro l'omofobia che oggi si discute in aula alla Camera, mettendo in mostra una serie di salti logici degni di un trapezista del circo.

L'idea di Buttiglione - uno che qualche anno fa si giocò la nomina a commissario europeo proprio per le sue posizioni omofobiche - è che se la violenza omofoba venisse punita più duramente di quella senza scopi discriminatori, molti giovani potrebbero essere attratti da quello "stile di vita". Cioè, io sarei etero, ma visto che adesso, se vengo malmenato in quanto omosessuale, i miei aggressori hanno una pena più severa, quasi quasi cambio idea. Motivazione irresistibile, non c'è che dire!

Non contento, Buttiglione ci spiega che "c'è una grande differenza tra promuovere l'integrazione degli omosessuali e promuovere lo stile di vita omosessuale". E già qui verrebbe da rattristarsi, all'idea di vivere in un Paese in cui gli omosessuali vadano "integrati". ma il gelo cala quando il filosofo parlamentare, con decenni di ritardo (su quello che dice l'OMS, non Luxuria), pretende di stabilire che bisogna "mettere da parte il dogma infondato per cui omosessuali si nasce".

Gran finale con tuffo carpiato e doppio avvitamento: "parte del movimento omosessuale mira alla possibilità di interventi nel momento di formazione della persona nelle scuole, dell'identita omosessuale  alla pari o addirittura come condizione vantaggiosa rispetto a quella eterosessuale". Che tradotto, vista l'evidente violenza fatta alla lingua italiana, significa che un'aggravante per reati violenti potrebbe diventare un cavallo di Troia per promuovere l'omosessualità nelle scuole, per di più indicandola come "alla pari" o, Dio non voglia, "vantaggiosa" rispetto all'eterosessualità.

O non sa di cosa parla, o non ha trovato un modo più semplice per dire "brutti froci maledetti, restate nella vostra condizione di inferiorità". Che magari in parlamento suonava brutto.

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