il blog di lucio fava del piano







martedì 31 maggio 2011

BerlusGrillo

"Ha vinto il 'Sistema'", "il Sistema ha liquidato Berlusconi e deve presentare nuove facce per non essere travolto", come ad esempio "Fassino deputato a Roma e sindaco a Torino che vuole la militarizzazione della val di Susa", esponente di un partito che "ha permesso lo scudo fiscale, votato l'indulto, che non ha reso possibile l'accorpamento tra elezioni amministrative e referendum".

Signore e signori, sembra Berlusconi, ma è Beppe Grillo.

Senza entrare nel merito delle tante cose, più o meno vere, queste ed altre, che dice. Seplicemente, un altro che ancora non ha capito la politica del suscitare paura, del solo io sono buono e giusto e gli altri brutti e sporchi, del gridare al lupo al lupo non funziona più. Per fortuna.

il favoloso mondo di Borghezio

"La Lega deve ricontrattare i termini dell'alleanza di Governo per far avanzare la strategia di liberazione del Nord".

Per la serie "cronache dall'altro mondo", il leghista Borghezio dà la sua personalissima lettura del voto amministrativo e traccia le strategie future del suo partito, sonoramente schiaffeggiato dagli elettori quanto e più di Berlusconi, perdipiù con una insopportabile coloritura da mercato di paese.

Forse al ponderoso europarlamentare in camicia verde, ogni tanto farebbe bene abbandonare il suo dorato esilio bruxellese e farsi una passeggiata a Milano, Torino, Trieste, Mantova, Novara o Gallarate. Dove probabilmente finirebbe inseguito dai cittadini, lui e i suoi deliri sulla liberazione del nord e sul patriota Maldic.

Berlusconi crede a tutti

"Più persone avevano detto che Ruby era una ragazza maggiorenne, che era egiziana e che era la nipote di Mubarak. E' stato questo il convincimento che aveva portato il presidente del Consiglio ad intervenire in questura" la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010.

Poiché non di sole elezioni si vive, il prode avvocato Ghedini si fa carico di ricordarci che oggi a Milano è anche giorno di udienza per il processo Ruby, nel quale l'utilizzatore finale è in realtà imputato per concussione e prostituzione minorile.

Solo che le parole di Ghedini possono gettare un'ombra inquietante sulla persona del presidente del Consiglio, dipinto come una specie di credulone pronto a dar retta alle prime "persone" (ovviamente non identificate) che gli raccontano una balla qualsiasi.

Che poi in realtà non sarebbe neanche tanto grave per uno che aveva creduto anche ai sondaggi che davano la Moratti vincente a Milano.

Don Rodrigo e Berlusconi

"Adesso i milanesi devono pregare il buon dio, che non gli succeda qualcosa di negativo. Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo e spero che non debba succedere così anche a Milano".

Incapace di accettare la sconfitta, e men che meno di riconoscere sue eventuali responsabilità nel risultato elettorale negativo, Berlusconi passa a qualcosa che se non proprio come minaccia, è quantomeno classificabile come avvertimento.

Ricordato brevemente che è dai tempi di Don Rodrigo che certe tecniche non funzionano, si resta allibiti dal fatto che - molto più di recente - è stato dimostrato che certi toni ormai funzionano poco anche nelle campagne elettorali italiane.

Perdere un'elezione ci può stare, perdere e insistere sulle cose che ti hanno fatto perdere rasenta l'istinto suicida.

lunedì 30 maggio 2011

l'aria di Bersani

"E' finita 4 a zero. E' un cappotto. Ma ora diranno che e' un altro pareggio".

Se anche Bersani si permette questo genere di battute, forse l'aria è davvero cambiata.

la tenuta di Quagliariello

"Quello del centro destra è un risultato di sostanziale tenuta, mentre il centro sinistra diventa sempre più sinistra".

Prova a consolarsi così il senatore Quagliariello, che sembra quasi voler fare il verso al "sostanziale pareggio" dichiarato da Verdini due settimane fa.

Nessuno vuole mettere in dubbio le convinzioni del professor Quagliariello, ma a guardare i numeri usciti finora il risultato del centrodestra sembrerebbe quello di una sconfitta su tutta la linea. Dopodiché, se sono contenti così...

la sentenza della Lega

"Il grande sconfitto del ballottaggio è il premier".

A urne ancora calde, uno dei primi commenti è quello di Leonardo Boriani. Che non è un dirigente del Pd, o un esponente del terzo polo, ma il direttore della Padania.

Ci sono parole che esprimono auspici e altre che scrivono sentenze. Quelle di Boriani sembrano appartenere alla seconda categoria.

sabato 28 maggio 2011

Berlusconi e Hamsik

Prima il concerto di Gigi D'Alessio. Poi la promessa, ripetuta, di sospendere l'abbattimento delle case abusive. Poi ancora il gran finale: "Il Milan non prenderà Hamsik".


Si è conclusa con questa escalation la campagna elettorale di Berlusconi, volato a Napoli direttamente dal G8 per provare a rosicchiare qualche votarello da stadio last minute.


Inutile cercare qualcosa che ricordi vagamente la politica, nel discorso del premier. ormai la sua unica cifra, il suo unico argomento, si ferma a panem et circenses. Moderno, non c'è che dire.

venerdì 27 maggio 2011

i processi di Berlusconi, secondo Frattini

"Le frasi di Berlusconi" rivolte a Obama sulla presunta dittatura dei pm di sinistra "denotano una sofferenza profonda, una sofferenza umana di una persona che da 17 anni è stato colpito da 200 processi penali uscendo sempre senza alcuna condanna".


Nella vergogna nazionale di un capo del governo che utilizza vertici internazionali al massimo livello per rompere le altrui scatole lamentando le sue presunte sventure - vicenda troppo abnorme per ipotizzare un qualsivoglia commento - si staglia fulgida la figura del ministro (per mancanza di prove, direbbe Dagospia) Frattini.


Il quale nel gesto patetico di Berlusconi ha ravvisato addirittura la sofferenza intima di chi è toccato nel profondo. E, invece che andare in analisi o prendersi un cane, va a rompere i coglioni al presidente degli Stati Uniti.


Il trasporto di Frattini è tale che sfora un filino sui processi che configurerebbero al persecuzione a danno di Berlusconi. Quei processi, che in realtà sono una quindicina o poco più, nei racconti del diretto interessato divenatno, a seconda dei casi, 24, 26, 27 o 30, ma per Frattini si dilatano fino alla cifra-monstre di 200! Tutti terminati con assoluzioni, poi. Ma su 200, quanti si saranno conclusi grazie alle leggi ad personam?

giovedì 26 maggio 2011

La rappresentanza di Calderoli

"Ci sono problemi sui ministeri al Nord? Benissimo, vorrà dire che la frase 'No Taxation without Representation' diventera' 'No representation? No Taxation'".

Dopo che la proposta dei ministeri a Milano è stata universalmente sbeffeggiata, a Calderoli non resta che rinunciare o rilanciare. E lui rilancia.

Al di la' della reminiscenza di una vecchia pubblicità Martini, che peraltro alluderebbe a un improponibile paragone tra Calderoli e George Clooney, resta la sostanza: non si pagano tasse se non c'è rappresentanza.

Il che sarebbe anche vero. Ma con Berlusconi che è lombardo, Tremonti che è lombardo, Bossi che è lombardo, Calderoli che è lombardo, Maroni che è lombardo, la Gelmini che è lombarda, la Brambilla che è lombarda - e siamo solo ai ministri - c'è qualcuno che abbia il coraggio di affermare che la Lombardia soffra di un deficit di rappresentanza?

mercoledì 25 maggio 2011

i sacrifici di Berlusconi

Secondo Belusconi "Bonaiuti ha chiamato il Tg1 e ha proposto una mia intervista. Quando gli altri hanno saputo ho dovuto farle agli altri. Nessuno accettava che un tg avesse una mia intervista e gli altri no: io mi sono sacrificato".

Torna dunque un grande classico, il sacrificio, più spesso declinato sullo sforzo di dover fare politica per il bene del Paese, adesso un po' degradato alle comparsate televisive.

È troppo fargli notare che se qualcosa gli costa tanto puo' anche rinunciare?

la chiesa comunista

"Milano non rischia nulla di terribile", se vince Pisapia. Rischia piuttosto "se la polemica elettorale resta ferma all'anticomunismo, al taglio delle tasse (promesso da 17 anni), fino all'assurdo della cancellazione delle multe stradali".

E ancora, la costruzione di una moschea a Milano "risponde al diritto fondamentale della libertà religiosa e di poter disporre di luoghi di culto".

Nulla di strano se queste parole venissero dal comitato elettorale di Pisapia. Il punto è che vengono invece da Famiglia Cristiana e da monsignor Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.

Le cose sono due: o zingari, islamici e punkabbestia hanno preso in ostaggio la chiesa italiana, o il centrodestra è ostaggio di un'allucinazione totalmente slegata dalla realtà.

l'amico Calderoli

"Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al nord".

In questa surreale fine di maggio, il ministro alla Semplificazione (ma esiste in qualche altro Paese del mondo?) Calderoli insiste sul fantomatico spostamento dei ministeri a Milano, per la verità già derubricati a dipartimenti, senza ancora prendersi il disturbo di spiegare quale sarebbe l'utilità dell'operazione.

Siccome poi il Calderoli è furbo, e magari subodora che qualcuno sospetti che sia tutta una montatura pre-elettorale, ci tiene a precisare che "la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale".

Tradotto: trattasi di patetica bufala finalizzata a grattare qualche voticino leghista disamorato, adesso facciamo tutti finta di averla avuta vinta, e dalla settimana prossima ci dimentichiamo di tutto, e amici come prima.
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martedì 24 maggio 2011

i numeri di Tremonti

Secondo la Corte dei Conti "l'eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009" comporta per l'Italia "una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013".

Secondo l'Istat "il tasso di crescita dell'economia italiana è del tutto insoddisfacente", "il sistema Italia appare vulnerabile, e più vulnerabile di qualche anno fa", c'è "una situazione di persistente deterioramento del mercato del lavoro" e un quarto degli italiani "sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale".

Secondo il ministro Tremonti "ci sono i poveri ma francamente credo che quella rappresentazione sia discutibile. Tutte le statistiche dicono che in questo decennio la ricchezza non è scesa ma è salita".

O la matematica è diventata un'opinione, o Tremonti si riferisce alle statistiche sulla Cina.

gli interessi di Minzolini

"Ho fatto il giornalista, ho seguito solo un criterio professionale. Il premier non parlava da 5 giorni, ossia dal giorno dei risultati del primo turno. Era o no una notizia la sua intervista?"

In teoria il ragionamento del direttorissimo Minzolini non farebbe una piega. Solo che il termine "intervista", e Minzolini se ne dovrebbe ricordare, generalmente si applica a un genere giornalistico un po' diverso dal lungo monologo a reti unificate che Berlusconi ha propinato a tutti venerdì sera.

Forse il "criterio professionale" cui fa riferimento Minzolini è relativo a far piacere a chi gli consente di fare la professione di direttore del Tg1, cioè lo stesso Berlusconi. Altrimenti non si spiegherebbe il totale disinteresse del direttorissimo per multe, polemiche e proteste varie.

Il cda Rai discute la maxi-multa? "Non mi interessa". La protesta dell'Usigrai? "Non mi interessa". La Rai potrebbe scaricarlo? "Non mi interessa". L'Agcom pensa che il suo tg abbia violato al par condicio? "Non mi interessa". Ovviamente l'intervistatore non chiede a Minzolini cosa gli interessi. Quello è fin troppo evidente.

lunedì 23 maggio 2011

parola di Borghezio

"Non ci sono dubbi che i fondamentalisti islamici, in primis Al Qaeda e lo stesso Al Zawahiri, sarebbero felicissimi se a Milano la Lega dovesse perdere e Pisapia diventasse sindaco". E anche per oggi il premio del ridicolo è andato, con il leghista Borghezio che sbaraglia d'un colpo la concorrenza.

Provo a immaginare la scena, con Al Zawahiri e compagni, nasacosti in una qualche grotta tra Afghanistan e Pakistan, ma con la parabola ben puntata sull'Italia, che seguono in religioso silenzio Porta a Porta,esultando tipo meccanici ai box ogni volta che una nuova proiezione indica un mezzo punto di vantaggio di Pisapia sulla Moratti. Tutto questo, per Borghezio, è talmente sicuro, che per lui "non ci sono dubbi".

Come sappia queste cose e come faccia non avere dubbi, sfortunatamente, è materia che il ponderoso europarlamentare non ritiene di dover portare alla conoscenza del pubblico. Evidentemente per lui, come tanti anni fa per la pubblicità del confetto Falqui, basta la parola.

i ministeri a Milano, che bella pensata

Dunque, da circa 48 il principale argomento di discussione politica in Italia è l'eventualità di spostare un paio di ministeri a Milano. Non è uno scherzo, è proprio così, tutti i politici si stanno misurando su questo argomento, che tra parentesi deflagra non casualmente a pochi giorni dalla scelta definitiva per il nuovo sindaco della città.

Ha iniziato Bossi sabato, "dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due" (casualmente quelli al momento retti da lui e da Calderoli), poi di fronte al coro di critiche, pernacchie e invettive provenienti da ogni dove, oggi è tornato sull'argomento in maniera, a suo giudizio, definitiva: "Berlusconi a noi a detto di sì, parola data non torna indietro".

E Berlusconi, invece di rispondere a tono, tipo "ci hai creduto, faccia di velluto", si è prodotto in una surreale arrampicata sugli specchi, "Ci sono già a Milano dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico, penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del sud, e che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino le situazioni". Cioè, ha reinventato i provveditorati, per altro dopo aver detto che esistono già. Quando si dice l'innovazione!

Al di là di questo, e tralasciando gli infiniti commenti sull'argomento, manca alla discussione un piccolo dettaglio, quale sia mai la ragione, una ragione buona per tutti, sia ben chiaro, che giustificherebbe una scelta di questo genere.

Ma anche su questo oggi Bossi qualcosa si è lasciato scappare: "I ministeri creano posti di lavoro". Ah, ecco... Ma quando finisce questa campagna elettorale?

lo stile di vita di Buttiglione

"L'effetto vero di questa legge è promuovere l'omosessualità come stile di vita in Italia". La pensa così Rocco Buttiglione, in merito al progetto di legge contro l'omofobia che oggi si discute in aula alla Camera, mettendo in mostra una serie di salti logici degni di un trapezista del circo.

L'idea di Buttiglione - uno che qualche anno fa si giocò la nomina a commissario europeo proprio per le sue posizioni omofobiche - è che se la violenza omofoba venisse punita più duramente di quella senza scopi discriminatori, molti giovani potrebbero essere attratti da quello "stile di vita". Cioè, io sarei etero, ma visto che adesso, se vengo malmenato in quanto omosessuale, i miei aggressori hanno una pena più severa, quasi quasi cambio idea. Motivazione irresistibile, non c'è che dire!

Non contento, Buttiglione ci spiega che "c'è una grande differenza tra promuovere l'integrazione degli omosessuali e promuovere lo stile di vita omosessuale". E già qui verrebbe da rattristarsi, all'idea di vivere in un Paese in cui gli omosessuali vadano "integrati". ma il gelo cala quando il filosofo parlamentare, con decenni di ritardo (su quello che dice l'OMS, non Luxuria), pretende di stabilire che bisogna "mettere da parte il dogma infondato per cui omosessuali si nasce".

Gran finale con tuffo carpiato e doppio avvitamento: "parte del movimento omosessuale mira alla possibilità di interventi nel momento di formazione della persona nelle scuole, dell'identita omosessuale  alla pari o addirittura come condizione vantaggiosa rispetto a quella eterosessuale". Che tradotto, vista l'evidente violenza fatta alla lingua italiana, significa che un'aggravante per reati violenti potrebbe diventare un cavallo di Troia per promuovere l'omosessualità nelle scuole, per di più indicandola come "alla pari" o, Dio non voglia, "vantaggiosa" rispetto all'eterosessualità.

O non sa di cosa parla, o non ha trovato un modo più semplice per dire "brutti froci maledetti, restate nella vostra condizione di inferiorità". Che magari in parlamento suonava brutto.

il disco rotto

"Milano non può, alla vigilia dell'Expo 2015, diventare una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom e assediata dagli stranieri a cui la sinistra dà anche il diritto di voto".

Nuovo appello di Berlusconi agli elettori milanesi. Oddio, nuovo si fa per dire, visto che ripete, parola per parola, quanto detto nei giorni scorsi da lui, e nei giorni appena precedenti da Bossi. Per non parlare della totale mancanza di novità in un antichissimo appello alla paura.

Al di là di questo, verrebbe voglia di fare qualche domanda. Cos'è una città islamica? Come fa un sindaco a rendere islamica una città? Per caso, se si costruisce una moschea (che poi va a sostituire le mille che già si trovano negli scantinati) ci sarà un boom di conversioni?

E perché la città dovrebbe venire "assediata" dagli stranieri? Tutti vogliosi di andare a pregare nella nuova moschea? E poi, scusate un attimo, ma il contrasto all'immigrazione clandestina - gli unici stranieri assedianti che mi vengono in mente, nella delirante versione forzaleghista - non lo dovrebbe fare il governo centrale, con il pluriosannato ministro Maroni? O Pisapia si farà dare uno stock permessi di soggiorno?

Ancora, cosa c'entra il riferimento all'Expo 2015? Vuol forse dire Berlusconi che dopo l'Expo una zingaropoli a Milano sarebbe accettabile?

Basta, troppe domande. Ci fosse anche qualche risposta...

domenica 22 maggio 2011

l'esondazione di Belrusconi, all'improvviso vecchio

"I milanesi sicuramente non consegneranno la città agli estremisti, non permetteranno di trasformare Milano in una città islamica, in una zingaropoli piena di campi rom".


Per i pochi che venerdì sera non avessero visto né il Tg1, né il Tg2, né il Tg5, né il Tg4, né Studio Aperto, questo è il succo del messaggio ("intervista" è concetto di ben altra dignità rispetto a quello spottone) con cui Belrusconi ha esondato praticamente a reti unificate.


Un lessico da Bossi qualsiasi, in salsa vagamente orwelliana, personalizzato con qualche riferimento ulteriore ai centri sociali, alle bandiere rosse, ai comitati del no e spauracchi assortiti. Più alcuni latinorum e tecnicismi sparsi distrattamente qua e là, tipo "l'autocostruzione delle baracche", come si fosse visto mai qualcuno che costruisce baracche per conto terzi.


La solita evocazione della paura, insomma, a beneficio dei buoni moderati milanesi che al primo turno avessero dimenticato di deporre nell'urna la scheda con la x sul simbolo pidiellino. Complessivamente, un'immagine che all'improvviso appare in tutto il suo vecchiume, che mostra la corda tutta in un colpo, che pare lontana anni luce dalle analisi e dai messaggi del primo turno. Anche perché probabilmente chi vota con la paura di zingari, black block, nègher, drogati e culattoni, ha già votato Moratti una settimana fa.


Il tutto, con buona pace di chi pensava, credeva, prometteva, sperava, prevedeva, auspicava, preconizzava che la campagna milanese per il ballottaggio avrebbe visto un abbassamento dei toni e sarebbe stata puntata su quanto di buono fatto dalla Moratti negli ultimi cinque anni.

giovedì 19 maggio 2011

niente droga a Milano

Ancora sulla campagna dai toni soft e sui terrificanti rischi che Milano correrebbe se Pisapia diventasse sindaco. Per il deputato Pdl Massimo Corsaro, il rischio di avere un simile estremista a palazzo Marino consisterebbe nel "trasformare Milano in una sorta di porto franco per il consumo di droga".

Ora, a parte il fatto che in un porto franco le merci vengono scambiate, e non consumate, verrebbe più che altro da chiedersi quale sarebbe la novità.

Vale la pena, in proposito, ricordare quanto affermato a fine 2008 dal direttore dell'Istituto di scienze farmacologiche Mario Negri di Milano, Silvio Garattini: "Abbiamo analizzato le acque che passano dal depuratore di Nosedo, i nostri lavori del 2006 e del 2007 indicano che ogni giorno a Milano si consumano circa diecimila dosi di cocaina. Ma queste dosi nel weekend salgono a quindicimila. Abbiamo fatto analoghe analisi a Lugano e Londra e a Milano il consumo è più alto".

Da allora sono passati alcuni anni, e nulla lascia pensare il consumo sia diminuito. Dunque, un semplice porto franco sarebbe quasi un passo avanti.

il solito, misurato Bossi

"I milanesi non daranno la città in mano agli estremisti di sinistra. La Lega si impegnerà, non la lasciamo ad un matto che vuole riempirla di moschee e di zingari".

Così, tra un passaggio in Transatlantico e una boccata di sigaro, misurato e parco come da sua abitudine, Bossi chiarisce la linea in vista del ballottaggio a Milano. Dimentica terroni e froci, ma magari se li è conservati per la prossima dichiarazione, per i prossimi flash di agenzia.

Si resta in attesa che le prime buone intenzioni post-voto, abbandonare i toni estremi e fare una campagna per il ballottaggio parlando delle presunte tante cose buone fatte dalla Moratti negli ultimi cinque anni, trovino applicazione nei fatti. Per ora non sembra così, e il tempo stringe.

i risultati di Pionati

"Non mi hanno fregato, mi hanno chiesto di portare pazienza ancora per qualche giorno". Sono passate meno di due settimane da quando Francesco Pionati, clamorosamente escluso dalla recente tornata di nomine a sottosegretario, faceva sfoggio di pazienza. Oggi quella pazienza deve essere finita.

"Finora il governo si è riempito solo di rottami", tuona in un'intervista. Chi sarebbero? "Singole misere avventure politiche", le definiva qualche giorno fa, che lui aveva messo insieme "come reclutatore". Poi la profezia: "Mi sono dato da fare, e a questa prova elettorale vedrà che risultato avrà il mio movimento".

Come si esce da questa brutta situazione? Con una "felice intuizione", la sua nomina a Ministro per le Politiche comunitarie, che sarebbe anche "un riconoscimento al partito che rappresento".

Resta da specificare che il partito che Pionati rappresenta (e incarna, impersona, anima, ha creato e afferma esistere) alle ultime amministrative ha preso lo 0,06% a Milano, lo 0,18 a Torino e addirittura lo 0,25 a Napoli. Forse un po' pochino per rivendicare un ministero, ma questa è un'idea mia.

l'omofobo Giovanardi

Per Mara Carfagna "il Pdl ha perso un'occasione" su "una norma di stampo europeo. C'è stato un eccesso di zelo, non è vero che la legge apre la strada alle unioni civili tra gay". Per Carlo Giovanardi "hanno fatto bene a bocciare questa legge, è incostituzionale perché viola il principio di uguaglianza tra i cittadini, favorisce i gay e non è giusto".

Che ci si creda o no, le due persone in questione fanno parte dello stesso partito, sono entrambe esponenti dello stesso governo e addirittura stanno parlando della stessa legge, quella che dovrebbe introdurre un'aggravante quando reati contro la persona siano commessi a scopo discriminatorio contro omosessuali.

Ciò detto, sarebbe molto interessante che il filosofo Giovanardi, uno che odia i gay così tanto che viene da pensare gli abbiano rubato la figurina di Pizzaballa da bambino, spiegasse cosa intende quando afferma che questa legge "favorisce i gay": cioè, io sono gay, due teppisti mi menano dandomi del frocio, li beccano e gli danno due anni in più che se mi avessero menato e basta: quale sarebbe il "favore" per me?

Inutile sperare in una risposta. Almeno non da uno che addirittura paventa la possibilità che "dal punire il reato fisico si passi a quello di opinione, che si possa condannare penalmente chi dice di essere contrario ai matrimoni gay".

Per l'unico commento possibile prendo in prestito le parole del principe De Curtis: ma mi faccia il piacere!

mercoledì 18 maggio 2011

la solida maggioranza

"Il premier dispone di una maggioranza compatta che consentirà al governo di fare le riforme". Questo avrebbe detto ieri Berlusconi, nel corso del vertice con la prima linea del Pdl.

E oggi il governo, alla camera, è stato battuto quattro volte.

Magari è solo una coincidenza, ma se non fosse così verrebbe da domandarsi cosa potrebbe mai succedere se la maggioranza non fosse solida e compatta...

la moderata Santanchè

Moderazione. E' la parola d'ordine cui la destra berlusconiana si è aggrappata da ieri, come un naufrago a un pezzo di legno, nel tentativo di recuperare lo svantaggio al Comune di Milano. Un mantra prontamente fatto proprio anche dalla Santanchè, una che come moderata ha la stessa credibilità di un addestratore di cani da slitta nel Sahara. Con quali risultati? Vediamo.

"La radicalizzazione non nasce da Berlusconi. Nasce dalle trasmissioni tv che danno voce a pentiti che hanno sciolto i bambini nell'acido": Ora, non risulta che Giovanni Brusca passi le sue serate negli studi di Santoro, ma andiamo avanti.

"Lo scandalo è far pregare gli islamici in piazza Duomo. La Moratti ha fatto bene a ricordare ai milanesi che Pisapia ha una storia da estremista". Smentita da fatti, storia e sentenze, ma questi dettagli non sembrano preoccupare l'autoproclamata "pasionaria" sottosegretaria. Che altro?

"Fine vita, centri sociali, droga, coppie di fatto: mi rifiuto di pensare che Milano voglia un sindaco così". Fino ad ora l'impressione numerica è che Milano ne abbia le scatole piene delle urlatrici con bocca a movimento anticiclico modello Santanchè, ma magari è un'idea mia.

Insomma, se vogliono puntare sulla moderazione, o le spiegano due o tre cosette, o lasciano parlare qualcun altro.

martedì 17 maggio 2011

drogati dai giudici

Spigolature postelettorali. Il risultato delle amministrative a Milano "è dovuto a una campagna elettorale drogata, così come è drogata la vita politica di ogni giorno, perché c'è stato un interesse massiccio della magistratura a cui Berlusconi ha dovuto rispondere, così è stato estremizzato il dibattito".

Cicchitto dixit, e noi scemi che non avevamo capito niente. Tutti convinti che fosse stato Berlusconi a politicizzare un voto amministrativo chiamando al referendum su se stesso, a candidarsi capolista, a estremizzare il dibattito, a chiamare i giudici "cancro da estirpare" o a parlare di "brigatismo giudiziario".

E invece no, povera stella, era tutta un'inevitabile reazione a quei cattivoni dei magistrati. Peccato, però, a saperlo prima, magari qualcuno lo avrebbe detto alla Moratti, che poteva risparmiarsi la colossale figuraccia della balla contro Pisapia.

La Russa sugli specchi

Spigolature postelettorali. "Questo risultato dipende anche dall'aggressione al premier, ma crediamo che la cosa più importante di tutte sia la crisi economica internazionale". Dimenticando il buco nell'ozono e l'imminenza della nuova serie di Dr. House, La Russa si produce in un'arrampicata sugli specchi dall'esito incerto, nel tentativo - difficile, ammettiamolo - di dare un senso e una spiegazione al capitombolo elettorale della signora Moratti.

Siccome però siamo d'animo buono, proviamo a dare a La Russa un piccolo indizio, un aiutino, come si direbbe in tv. Se proprio c'è stata "un'aggressione" che ha spinto la Moratti verso il baratro, non è stata quella fantomatica "al premier", ma molto più probabilmente un'altra. Indovina quale?

No, mi sa che non lo indovina. Altrimenti non direbbe che "il caso Lassini è stato un'abile montatura della sinistra". La Russa, quelli erano manifesti, carta e inchiostro! Al massimo il caso Lassini è stato un poco abile attacchinaggio della destra!

il nuovo D'Alema

Spigolature postelettorali. "Milano ha un carattere emblematico, ma c'è un significato più generale: il Paese vuole qualcosa di nuovo, il messaggio è chiarissimo e ora dobbiamo lavorare tutti insieme". Non trattiene la soddisfazione Massimo D'Alema, di fronte ai risultati delle amministrative.

Il Paese vuole qualcosa di nuovo, non si discute. Sorge però il dubbio che il nuovo in questione non sia esattamente rappresentato e incarnato da D'Alema, se si considera ad esempio che Pisapia non era il candidato ufficiale del Pd alle primarie di Milano, o se si vede il risultato di Morcone a Napoli.

Tanto per rinfrescare la memoria dei più disattenti, D'Alema Massimo, classe 1949, segretario della FGCI dal 1975 al 1980, siede ininterrottamente in Parlamento dal 1987, è stato due volte presidente del Consiglio tra il '98 e il 2000, ministro degli Esteri, segretario dei Ds, direttore dell'Unità e chi più ne ha più ne metta.

Ecco, è vero che in Italia circolano ancora personaggi come Andreotti o De Mita, ma per considerare "nuovo" D'Alema è necessario davvero un bello sforzo di fantasia.

Quagliariello cambia idea

Spigolature postelettorali. A urne fresche di chiusura, con il risultato di Milano che prende forma insieme alla prospettiva di un ballottaggio difficile per il Pdl, il senatore Quagliariello si chiede "'Come fa il terzo polo a mantenersi su una posizione neutra rispetto a una radicalizzazione della sinistra? Possiamo vincere, con la radicalizzazione della sinistra, se raduniamo il voto del polo moderato".

E poi, ancora più esplicito: "Il terzo polo venga con noi per la vittoria della Moratti".

Chissà se si tratta dello stesso Quagliariello che appena il mese scorso ha presentato un progetto di riforma della legge elettorale per eliminare il rischio che al Senato il terzo polo possa risultare decisivo. O lo stesso Quagliariello che a dicembre aveva definito il terzo polo "una costruzione artificiale". O lo stesso che a gennaio affermava che i rappresentanti del terzo polo "hanno dimostrato di non conoscere il regolamento del Senato". O lo stesso che negli ultimi mesi ne ha dette tante altre.

Chissà. Forse non era lo stesso Quagliariello. O forse non era lo stesso terzo polo.

lunedì 16 maggio 2011

prudenza, Gasparri!

Sempre solerte nel presentarsi davanti alle telecamere, pronto ad un crescendo di toni trionfalistici per i successi planetari della sua parte politica, anche in occasione delle amministrative Gasparri non ha perso la sua buona occasione per distillare pillole di saggezza man mano che i primi risultati venivano diffusi.


"Primo o secondo turno, basta vincere", ha iniziato baldanzoso alle 16,17. Diciotto minuti dopo, però, era già meno arrembante: "Prudenza, aspettiamo i dati veri". Prudenza che aumenta alle 17,10, lasciando intravedere un primo filo di sconforto: "A Milano ci sarà un confronto molto più serrato di quello che si poteva prevedere".


Se continua di questo passo, non si sa stasera cosa potrà dire.

l'autocritica di Berlusconi

"Non mi fido di voi, ho la più grande sfiducia nella situazione informativa".

Detto ai giornalisti da Silvio Berlusconi, padrone di Mediaset, dominus della Rai, proprietario diretto o indiretto di giornali e, a farla breve, di gran lunga primo editore d'Italia, potrebbe quasi suonare come un'autocritica.

sabato 14 maggio 2011

pittoresco Tremonti

"Trovo pittoresco che tutta l'attenzione si sia concentrata sulle spiagge, di cui non me ne frega un tubo, quello che c'è dentro sono i distretti turistici, che sono fondamentali per questo paese.  Le critiche sono state un atteggiamento pittoresco".


E già, questo è Giulio Tremonti, il genio dei numeri, la faccia credibile del governo, il candidato di tutti per un governissimo, un governone, un governicchio balneare, una grosse koalitione di là da venire e chissà quali e quante altre magnifiche sorti e progressive. L'uomo è tutto qui.


Uno vagamente allergico alle critiche, e anzi oggi era di buon umore, chi gli è andato contro si è beccato solo del "pittoresco" (due volte nella stessa frase, in omaggio a un vocabolario un po' scarno da uomo del fare, rigorosamente del nord).


D'altra parte, cosa volete che gli interessi di questi dettagli come le spiagge date in concessione per decenni ai privati e senza gara, come se fosse una cosa importante. Come se l'Italia non avesse quei settemilacinquecentoespiccioli chilometri di coste...

giovedì 12 maggio 2011

La Russa non ha completato

La balla scagliata dalla Moratti contro il suo avversario Pisapia durante un confronto tv "inciderà positivamente" per la candidata Pdl. Ne è certo l'avvocato, ministro e coordinatore del partito La Russa, che decide così di distinguersi dal coro unanime di chi ha giudicato negativo e controproducente quell'atacco.

La Russa spiega il motivo di cotanto convincimento. La sciura Letizia avrebbe secondo lui "dimostrato di essere moderata ma anche pronta a far emergere le differenze". Il che, a onor del vero, lo sapevamo già tutti, essendo palese la differenza tra chi conta balle e chi no.

Ma c'è di più: La Russa ha anche una spiegazione del perché la Moratti abbia citato la condanna di primo grado, "dimenticando", diciamo così, l'assoluzione in appello: "Probabilmente la Moratti era agli ultimi secondi e non ha completato".

Ah, ecco, adesso è tutto chiaro, ha applicato le regole del processo breve.

moderata Moratti

Quando di dice la toppa peggiore del buco. Dopo aver attribuito al suo sfidante Pisapia una condanna che si è rivelata non essere tale, in parole povere dopo aver detto una colossale balla, cedendo alla tentazione del gettare fango sull'avversario, la signora Moratti, sindaco uscente e ricandidato di Milano, se la sarebbe potuta cavare in tanti modi, andandosi a nascondere, ad esempio, o perfino scusandosi. E invece no.

La mamma dell'aspirante Batman della Madunina ha scelto la strada della precisazione, della spiegazione, dei distinguo, della sottigliezza e, insomma, della piena e totale conferma di quello che aveva detto.

Già ieri pomeriggio, la Moratti aveva infatti spiegato che "Pisapia non è un moderato, il contesto politico in cui si muoveva era quello attestato dalla magistratura di primo grado", visto che quella di appello, gaglioffa, lo aveva assolto.

Non paga, oggi ha rincarato. "Ho citato una sentenza perché dimostrava quello che intendevo dimostrare, la frequentazione di terroristi": Una sentenza ribaltata in appello, ma si sa che per tanto centrodestra berlusconiano i gradi di giudizio, a differenza della matematica, sono un'opinione.

Impagabile, poi, la chiosa: "La mia era una dichiarazione di tipo politico". Ecco, la Moratti certifica che dire falsità è un argomento politico, eleva la balla al rango di (suprema?) argomentazione politica. E la moderata sarebbe lei?

mercoledì 11 maggio 2011

il permesso di Gheddafi

Ma Gheddafi è vivo oppure no? E i raid Nato hanno l'obiettivo, o almeno la possibilità, di farlo fuori, o questo non rientra nel mandato Onu? Domande legittime, cui ha provato a dare risposta il baldo ministro della Difesa La Russa.

"Non ho nessuna notizia di Gheddafi", esordisce, e già si potrebbe pensar male, immaginando che il permaloso raìs abbia cancellato il numero dell'amico Silvio dalla rubrica del telefonino. "Non c'è nessun piano della Nato per andare cercarlo", ammette poi, forse a malincuore.

Ma per ridare fiato ai più sanguinari, ecco la bella notizia: "Non c'è una caccia a Gheddafi - spiega La Russa - ma nemmeno una sorta di intoccabilità". E a chi volesse sapere cosa questo significhi, esplicita che "se lui dovesse essere in un luogo che è uno degli obiettivi, non è che se c'è Gheddafi noi non possiamo sparare".

Tradotto: La Russa ha poca dimestichezza con la consecutio e non ha la benché minima idea di dove e in che stato possa trovarsi il raìs libico. Senza contare che, per qualche strano motivo, in un certo momento deve essere stato visitato dall'idea che prima di sparare a Gheddafi bisognerebbe chiedergli il permesso. Evidentemente con gli amici si usa così.

martedì 10 maggio 2011

all'improvviso, Bondi

"Dobbiamo essere tutti consapevoli che la riforma della giustizia che noi proponiamo è una riforma in nome della Costituzione, in nome del Parlamento, in nome della nostra antica civiltà giuridica".

Riemerso dal dimenticatoio dei depressi, Sandro Bondi si lancia in un'accorata difesa della sedicente riforma della giustizia proposta dal centrodestra. E seppure i toni siano quelli aulici che ben si confanno a un ex ministro della Cultura, Bondi trascura il dettaglio che le riforme non si fanno in nome di questo o di quello, ma nel rispetto della Costituzione, che non va stravolta, del Parlamento, che deve poterle discutere liberamente, e dell'antica civiltà giuridica, che pone la separazione dei poteri a fondamento della democrazia.

Non pago, Bondi si lascia andare anche ad apprezzamenti sulla "forza e la tempra morale di Berlusconi nel resistere" alla presunta persecuzione giudiziaria di cui i suoi cantori lo dipingono vittima.

Proprio vero: ci vuole una grande tempra morale per definire i magistrati che ti indagano "disturbati mentali, "cancro da estirpare" e via complimentando. Figuriamoci cosa direbbe Berlusconi se fosse privo di cotanta tempra.

l'invidia della Boccassini

"In soli due mesi avevamo risolto il problema terribile dei rifiuti a Napoli, adesso si sono di nuovo accatastati per colpa dei pm di Napoli". Berlusconi dixit.

Certo, il presidente del Consiglio non spiega se i due mesi vanno intesi in senso cumulativo - cioè due mesi complessivi per tutte le volte che ha annunciato di aver risolto il problema dei rifiuti a Napoli - o sono 60 giorni per ogni miracolo annunciato (giusto ieri La Russa ne aveva censiti almeno due, e la stima sembra per difetto).

Soprattutto sorprende la new entry dei pm napoletani, che irrompono in piena campagna elettorale con un riconosciuto ruolo di anti-premier.

Chissà, forse Berlusconi sta provando una nuova strategia: non essendo riuscito a demolire la Boccassini con insulti di ogni genere, adesso prova a farla morire di invidia.

lunedì 9 maggio 2011

la credibilità dei miracoli

In vista delle elezioni amministrative, tornano a Napoli i soldati-spazzini. Ma "questa è la terza e ultima volta", tuona il ministro competente La Russa. Che già è una cosa che fa ridere, perché ricordare (a quei pochi che lo avessero dimenticato) che il governo manda l'esercito a raccogliere immondizia ogni tot mesi, e di lì a poco il problema si presenta di nuovo, è già una bella ammissione di fallimento.

L'inconsapevole comicità del ministro scopre nuove orizzonti quando, proseguendo il suo ragionamento - chiamiamolo così, per comodità - La Russa afferma che "dopo che il Governo ha fatto due miracoli, per la terza volta Napoli è sporca".

Ministro, mi scuso per la domanda terra terra, ma se non funzionano mai, quelli del governo che miracoli sono? Forse un termine un filino meno enfatico aiuterebbe a conservarle una briciola di credibilità...

intollerabile Santanchè

Con la misura, lo stile e l'eleganza che abitualmente contraddistinguono il suo pensiero e la sua parola, la sottosegretaria Garnero, già coniugata Santanchè, ha definito il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini "un cancro della democrazia".

Cioè, tanto per attenersi alla definizione di tumore data da Wikipedia, secondo la Santanchè la Boccassini provocherebbe "una incontrollata riproduzione di alcune cellule dell'organismo (democratico, presumo si intenda), che smettono di rispondere ai meccanismi fisiologici di controllo cellulare a seguito di danni al loro patrimonio genetico". Il che, ammettiamolo, fa un po' ridere.

Ora, dimostrato che la sottosegretaria utilizza termini di cui, con tutta evidenza, non conosce il significato, si può dire che il suo insulto tocca limiti di rozzezza, bassezza, volgarità, miseria e sguaiataggine che si possono solo definire intollerabili?

eroi e quasi eroi

Evidentemente ancora allegro per la vittoria in campionato del Milan, e un po' ingessato dal fatto che oggi si celebri la Giornata della Memoria, Berlusconi per una volta ha usato toni quasi civili nei confronti della magistratura.

"I magistrati vittime delle Br e del terrorismo sono figure quasi eroiche a cui deve andare la riconoscenza dell'intero Paese", ha detto, con qualche peccato per quel "quasi" che rimanda a chi, come il mafioso mangano, fu definito eroe senza quasi.

Il premier ha poi rischiato di farsi pendere la mano, quando è arrivato a definire "indebito" il paragone tra Br e pm. Certo, quello può essere indebito, resta invece affermato e non smentito il paragone dei pubblici ministeri con un "cancro da estirpare".

giovedì 5 maggio 2011

miracolo a Napoli

"Non è vero che il governo italiano e in particolare il presidente Berlusconi non hanno compiuto un miracolo, il miracolo fu fatto e in quella situazione noi lasciammo Napoli pulita".

Non è chiaro a quale "situazione" si riferisca Berlusconi, visto che negli ultimi 3 anni ha annunciato di aver ripulito Napoli più spesso di quanto san Gennaro abbia sciolto il sangue, quello che conta è che per il presidente del Consiglio c'è sempre qualcun altro cui dare la colpa, di qualunque cosa.

Colpevole preferito, ovviamente, la sinistra, questa entità mistica che oggi il premier ha indicato come responsabile di quasi tutto, dimenticando giusto di darle la colpa del maltempo nel weekend di Pasqua.

In "Ricomincio da 3", Lello Arena teorizzava la distinzione tra "'o miracolo" e "'ooooo miraaaacoloooooo". Non osiamo sperare in tanto, ma sarebbe già un grande passo avanti se Berlusconi cogliesse la lievissima differenza che passa tra un miracolo e nascondere la polvere sotto al tappeto.

i conti non tornano

La nuova, corposa immissione di sottosegretari nella squadra di governo non è affatto uno scandalo, ma "dipende da un dato politico: la maggioranza ha perso il gruppo di parlamentari che fanno capo all'onorevole Fini e ha invece ottenuto il consenso dei parlamentari che hanno formato il gruppo dei Responsabili".

Cicchitto dixit, con inevitabile conclusione: "è logico che chi ha contribuito alla tenuta del governo abbia in esso una rappresentanza".

Peccato solo che i membri del governo finiani, dimessisi il 15 novembre 2010, fossero 4 in tutto, mentre oggi Berlusconi ah nominato la bellezza di 9 nuovi sottosegretari, senza contare Romano che era già assurto al soglio ministeriale. Forse dalle parti di palazzo Grazioli hanno il pallottoliere rotto.

mercoledì 4 maggio 2011

la vittoria leghista

Per Berlusconi, l'approvazione della mozione leghista sulla Libia "dimostra ancora una volta che la maggioranza e il governo sono solidi".

La vede in un'ottica leggermente diversa Bossi, secondo cui "la Lega ha vinto perché ce l'ha sempre duro".

Ora, al di là del leggiadro eufemismo, come una vittoria di una parte sull'altra possa dimostrare la solidità di una maggioranza è mistero più intricato di quelli di Fatima. Ma non basta.

Siccome infatti il senatùr non si accontenta di vincere, ma prova sempre a stravincere, Bossi ci ha anche fatto sapere che "la Nato dovrà prendere atto" della posizione assunta dal Parlamento italiano.

A Bruxelles hanno trattenuto a gran stento le risate e, impietositi, si sono limitati a replicare che la durata delle operazioni militari in Libia non dipende dalla Nato".

martedì 3 maggio 2011

che schifo

"Sento di avere una superiorità morale, culturale, etica e ideologica nei confronti di questa sinistra che mi fa leggermente schifo".

Non è una battutaccia da bauscia la sera in casa di amici, è l'affermazione pubblica di un ministro della Repubblica, nella fattispecie Renato Brunetta.

Al di là di ogni possibile battutaccia su altre forme di superiorità, e in trepidante attesa di sapere su cosa si basi il sentimento di Brunetta, a me un ministro che si esprime così fa schifo. Decisamente schifo.

lunedì 2 maggio 2011

non ho capito

Secondo Frattini, ministro degli Esteri, nelle minacce di Gheddafi di spostare la guerra in Italia "non c'è nulla di credibile, non c'è mai stato".

Secondo Maroni, ministro degli Interni, "le Parole di Gheddafi confermano che la situazione è da tenere sotto controllo, abbiamo intensificato azioni id verifica sul territorio nazionale".

O parlano di due Gheddafi diversi, o io non ho capito se il governo italiano consideri le minacce libiche credibili o meno.